Mercoledì 9 marzo mons. Oscar Cantoni, Vescovo di Como è venuto a trovarci. Con molta semplicità, ha celebrato la S. Messa in San Lorenzo; ha poi incontrato i sacerdoti. La parrocchia di san Lorenzo ha offerto la cena con i piatti tipici chiavennaschi a cui hanno partecipato anche alcuni membri del consiglio pastorale vicariale. Al termine della cena abbiamo vissuto lincontro del consiglio pastorale vicariale.
Insieme al vescovo erano presenti il provicario generale don Fausto Sangiani e il vicario episcopale per la provincia di Sondrio, don Andrea Salandi.
Di seguito vi riporto alcuni passaggi degli interventi del Vescovo e dei partecipanti.
Nellomelia alla Messa il Vescovo ci ha posto di fronte a due segni dei cambiamenti in atto: la pandemia ed ora la guerra. La sua parola ci ha posto di fronte alla domanda Cosa abbiamo imparato in tempo di pandemia?. Abbiamo visto i nostri limiti e fragilità. Eppure, ha continuato il vescovo, cosciente che non si tornerà come prima il cuore delluomo non è cambiato. Ne è esempio lampante la guerra in corso. Perciò abbiamo proprio bisogno di questo cambiamento di cuore. Chiediamo al Padre misericordioso questo cambiamento di cuore.
Prima della S. Messa il vescovo ha incontrato due donne appena giunte dallUcraina come rappresentanza degli oltre 70 profughi accolti in valle.
Nellincontro, molto fraterno e schietto con noi sacerdoti, il vescovo ci ha sollecitato a raccogliere le domande e i bisogni del nostro tempo ed ha posto a noi preti una precisa domanda Cosa si attende la gente dalla nostra presenza ecclesiale?. Proseguendo ha poi indicato di cercare un nuovo modo di essere Chiesa oltre alla custodia del passato e di essere capaci di rimettere in moto la ricerca di Dio; di provare a rispondere ai bisogni aiutati dal carisma di don Guanella e di non chiuderci nei nostri schemi e rigidità.
Si sono poi susseguiti gli interventi di noi sacerdoti. In particolare un giovane confratello ha detto di aver trovato unaccoglienza dagli altri preti inaspettata ma anche fraterna. Questo gli permette di non essere isolato ma di sentirsi a casa. Un altro ha segnalato che vivendo una vita di fraternità e scegliendo le linee pastorali insieme stiamo già operando un cambiamento. Un altro ancora ha condiviso una domanda che gli sta a cuore in questo periodo Cosa intendiamo per fraternità e comunione tra noi? perché solo in una reale chiarezza e condivisione potremo affrontare questo mondo carico di confusione ma anche di attese.
Il vescovo ha concluso il nostro incontro con una sollecitazione paterna: Aiutatevi a vivere, gestire ed affrontare gli inevitabili conflitti che a volte anche tra i preti e i fedeli possono sorgere. Da qui si impara e si cresce nella fraternità.
Al termine della cena abbiamo proseguito con lincontro del consiglio pastorale vicariale. Questo consiglio è composto da un rappresentante laico di ogni parrocchia e dai sacerdoti del vicariato. Il vescovo lo ha introdotto sollecitando noi cristiani ad accogliere ed ascoltare il grido che sale dai nostri bisogni e non farlo tacere.
Alcuni laici hanno preparato una breve relazione sul cammino fatto in consiglio. Riporto qualche stralcio: il lavoro che ci ha visto impegnati in questi mesi è stata una riflessione sulla proposta catechistica rivolta ai bambini. Questo aspetto della vita della nostra chiesa è stato preso in esame proprio a partire dal nostro tempo in cui vediamo le chiese vuote di bambini e famiglie giovani. Nel vedere genitori che deresponsabilizzano la scelta di fede dei figli. Con metodo sinodale siamo giunti alla conclusione che la società è cambiata ed ha lasciato il cristianesimo. Ci siamo perciò domandati: Cosa significa esser catechista oggi e come proporre il catechismo?. Abbiamo perciò riflettuto immaginando che il catechismo non sia mai avvenuto: Come farlo?. Secondo noi occorre descolarizzare il catechismo; toglierlo dallautomatismo delle classi scolastiche, ma incontrare la domanda e le esigenze delle famiglie senza concludere necessariamente gli anni del catechismo con i sacramenti, ma puntare sullesperienza di fede.
Dopo la relazione diversi interventi hanno sottolineato la novità della compartecipazione di laici e sacerdoti alla riflessione e nella condivisione reale. E emerso dai laici stessi il valore della corresponsabilità, del loro coinvolgimento e dellimpegno conseguente.
Le note conclusive del vescovo hanno ripreso questo valore confermando che lesperienza in atto nel consiglio pastorale vicariale è il nucleo di una comunità apostolica, ovvero discepoli di Gesù che tentano di vivere il Vangelo e di annunciarlo. Questo significa la consapevolezza che lannuncio cristiano è di ogni singolo fedele e non solo di alcuni specialisti.
Il vescovo ha poi proseguito indicando la necessità che i laici siano vicini ai loro preti che possono soffrire di limiti e solitudine. Far perciò sentire, con discrezione, questa attenzione verso i preti affinchè sentano di essere accolti e sostenuti nella condivisione della vita cristiana.
Ha poi sollecitato, condividendo la scelta di descolarizzare il catechismo, a trovare nuove vie e forme per annunciare Cristo ai bambini e alle loro famiglie secondo il tempo che viviamo, le mutate esigenze e stili di vita.
Ha concluso perciò esortando ad essere comunità vive perché dove cè vita cè attrazione e le persone poi desiderano incontrare Cristo unendosi a noi.