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Cosa rappresenta davvero il diritto all′aborto inserito nella Costituzione francese?
Ne abbiamo parlato con il costituzionalista Vincenzo Tondi della Mura (ordinario di Diritto costituzionale all′Università del Salento, da un intervista dell′8 marzo scorso)
Che effetti ha la costituzionalizzazione dell′aborto?
Il comma inserito nella Carta fondamentale francese dispone: "La legge determina le condizioni in cui si esercita la libertà garantita alla donna di ricorrere all′interruzione della gravidanza". Con il risultato di attenuare le garanzie, tipiche del diritto, a favore degli altri soggetti coinvolti, cioè il nascituro e il personale sanitario che ha diritto all′obiezione di coscienza.
Quindi i diritti del nascituro e dei medici passano in subordine.
È così, in particolare in riferimento al nascituro. La relazione del Consiglio di Stato spiega che "il governo desidera da un lato affermare che la libertà di ricorrere all′interruzione di gravidanza è garantita dalla Costituzione; dall′altro rimettere al legislatore la determinazione delle condizioni di esercizio" di tale diritto. Viene menzionato "l′equilibrio fra i due principi di valori costituzionali, la libertà della donna e la salvaguardia della dignità della persona umana": manca però un riferimento esplicito al nascituro. La tutela della donna è molto chiara, mentre quella degli altri soggetti lo è molto meno.
In Italia potrebbe essere introdotta una modifica costituzionale analoga?
La legge 194, al di là che sia o meno condivisibile nel merito, menziona le garanzie di tutti i soggetti coinvolti: parla di tutela del concepito, di protezione della maternità all′interno della quale vengono posti i diritti fondamentali della vita e della salute della donna e del diritto all′obiezione di coscienza; diritti che dunque hanno già una copertura costituzionale. Anche la Corte costituzionale ha riconosciuto questo impianto legislativo elevandolo al rango di legge a contenuto costituzionalmente vincolato, vale a dire non modificabile dal legislatore ordinario: ricordo in particolare la sentenza 35 del 1997 scritta da Giuliano Vassalli. Insomma, non c′è ragione di riaprire vecchie ferite, perché l′equilibrio fra tutela del concepito e protezione della maternità sancito da quella legge ormai fa parte del sistema costituzionale.
Nonostante tutto questo, la 194 resta comunque una legge che legalizza l′aborto.
Sì, però prevede un accompagnamento alle donne in difficoltà. Le statistiche ci dicono che dove c′è un adeguato tessuto sociale e solidaristico ci sono meno aborti. Si interrompono più spesso le gravidanze dove questo tessuto è disgregato o non c′è, sicché la donna è infelicemente sola: pensiamo a quanto è successo con il lockdown, quando è stata avviata la campagna per l′aborto farmacologico. La cosiddetta "pillola del giorno dopo" non consente più nessun tipo di prevenzione o di aiuto, e la donna è abbandonata a se stessa.
In definitiva, si può dire che, anche sotto l′aspetto giuridico, avere inserito il diritto di abortire nella Costituzione francese sia una questione ideologica?
Certamente. La Francia afferma che intende rispettare un equilibrio fra la salute e la dignità della persona. Però poi non chiarisce in cosa consista questa dignità e soprattutto chi ne sia il beneficiario: demanda il tutto al legislatore ordinario senza però citare mai il nascituro. Dal punto di vista del diritto è un passo indietro. Eppure tutto il mondo lo considera un passo avanti.
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