ALEXEY NAVALNY Quello che i media non dicono della sua vita
Senza entrare in merito alle vicende politiche della Russia, mi permetto di proporvi parte di un articolo che parla di un aspetto della vita di Navalny che ci aiuta a capire di più la sua vicenda umana e drammatica. Perché le cose non stanno solo come i media ce la presentano!
"In Russia quello che è successo il 16 febbraio ha riaperto una ferita cui ci si stava abituando. E ha rimesso davanti a tutti che niente esiste senza libertà".
Navalny è un uomo che ha dato la vita per ciò in cui credeva - e l′ha data consapevolmente, fin dal momento in cui dalla Germania, dov′era stato trasferito d′urgenza per essere curato in seguito a un tentativo di avvelenamento, ha deciso di rientrare in Russia, il 17 gennaio 2021 e arrestato in aereoporto.
Sul Navalny "politico" e le sue posizioni si può discutere. Non tutti, certamente, erano d′accordo con i programmi da lui presentati in passato. Ma Navalny è stato anche un uomo che si è giocato fino alla fine, con tutta la sua umanità. Lo dice, ad esempio, il post per la Pasqua del 2014, in cui lui, convertitosi dopo essere stato "ateo fino ai 25 anni, e per giunta piuttosto militante", faceva gli auguri a tutti - nel suo linguaggio scanzonato - "ortodossi e non ortodossi, non credenti e atei", perché - asseriva, "mi pare che proprio la Pasqua possa pretendere al titolo di Festa di Tutti. È decisamente meglio del Capodanno, amici miei". E, ripensando alla Passione di Cristo, senza censurare domande e perplessità, ma affascinato dalla nuova prospettiva che gli si apriva dinnanzi: "Cosa sono tutte le nostre difficoltà e i nostri problemi in confronto a ciò che ha dovuto provare Lui, Gesù? Ma il Bene, la Giustizia, la Fede, la Speranza e la Carità ebbero comunque la meglio. (Sì, anch′io trovo strano che tutte queste cose siano scritte con le iniziali maiuscole, ma come scriverle diversamente?). E vinceranno sempre. È scritto in una strana frase in una lingua incomprensibile, oggi ripetuta un milione di volte di seguito: Cristo è risorto dai morti, con la morte ha calpestato la morte e ha dato la vita a coloro che erano nei sepolcri. Buona festa della Risurrezione a tutti voi, credenti e non credenti. Buona festa dell′inevitabile vittoria del Bene!".
Quanto sta accadendo in Russia ci dice che si può dare la vita per affermare qualcosa che vale più della vita. Non è rabbia impotente ad agitarsi negli animi [che può portare alle manifestazioni anche violente e spesso inconcludenti ndr] ma uno stupore commosso: che l′umanità possa essere così grande e impavida, e che in nome suo ci si possa riconoscere insieme, sullo stesso cammino.
Jurij Sevcuk, leader del gruppo rock DDT, durante un concerto ad Astana, capitale del Kazakistan, ha dedicato a Navalny la canzone Libertà e, commemorandone la morte, ha detto: "A noi russi, lui ha parlato della libertà. E ne ha parlato bene. Ci ha ricordato che tutti noi possiamo diventare liberi nel senso migliore della parola". E ha voluto dettagliare: "Perché la fede senza libertà è fanatismo, fanatismo bello e buono. E il lavoro senza libertà è schiavitù. Una schiavitù pesante, pesantissima. E l′amore senza libertà è dispotismo. Niente esiste senza libertà. Tutto si tinge di nero". Queste ultime sono alla letterale parole pronunciate alcune settimane prima da padre Aleksej Uminskij (sacerdote ortodosso ridotto allo stato laicale per aver rifiutato di pregare per la vittoria della Russia nella guerra), per indicare la responsabilità che si prospetta a ciascuno di noi, e da cui non possiamo esimerci qualunque siano le circostanze in cui ci troviamo. (Giovanna Parravicini). Credo che tutto ciò davvero interpelli ciascuno di noi, qui in valle, dove ci facciamo la guerra per molto, molto meno!
QUARESIMA 2024
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CATECHESI per ADULTI e GIOVANI
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