La chiesa di Fraciscio, dove Luigi Guanella ′soleva ancora fanciullo ascoltare con avidità le prediche e i catechismi e poi in famiglia le ripeteva ai fratelli e ai genitor′, è dedicata a San Rocco e a San Sebastiano, quest’ultimo eletto compatrono nel 1629, quando la peste di manzoniana memoria cominciava a mietere vittime.
Secondo Gian Giacomo Macolino la prima chiesa, già dedicata al santo di Montpellier, sarebbe stata iniziata nel 1474; l’antica abside probabilmente corrispondeva all’attuale cappella laterale destra, come ricorda una lapide esterna. Fu più volte ampliata: nel 1628 appariva soffittata la parte antica e a volta la parte nuova; nel 1732 si aggiunse la cappella di Sant’Antonio. Tra i restauri si ricordano quelli del 1874: dall’elenco dei benefattori si può notare come don Guanella, allora parroco di Savogno, avesse donato la somma più generosa di 130 lire. Nel 1955-1956 don Luigi Bravosi commissionò il totale rinnovamento dell’interno, in previsione della beatificazione di don Luigi Guanella; alcuni lavori sono stati eseguiti anche nel 2011 in occasione della canonizzazione.
La chiesa di Fraciscio fu cappellania dipendente da Campodolcino dal 1535 al 1945. Il 6 luglio 1945 fu eretta parrocchiale dal vescovo Alessandro Macchi; con decreto del 15 gennaio 1959 il vescovo Felice Bonomini la affidava ai Servi della Carità (Guanelliani), conferendo l’investitura canonica il 15 marzo a don Cirillo Fontana.
Sulla semplice facciata, ornata da quattro lesene che reggono un cornicione, sono state poste due lapidi che riportano brani di scritti di don Guanella sulla “sua” chiesa. Sull’architrave del portale in pietra è incisa la data 1732.
L’interno ha una sola navata con due cappelle laterali e due vani laterali al presbiterio, fatti realizzare dal cappellano don Pietro Lombardini nel 1935 per ampliare la chiesa, spostando la sacrestia sul fondo del presbiterio. La cappella destra accoglie nella nicchia dell’altare marmoreo una statua di San Rocco; la cappella sinistra, un tempo di Sant’Antonio, è stata dedicata a San Luigi Guanella, il più illustre “figlio” di questi luoghi, rappresentato da una scultura in legno di Vincenzo Moroder (1966) di Ortisei. La parte superiore di questo altare è in legno dipinto e dorato; il paliotto marmoreo, posato nel 1956, porta al centro lo stemma stilizzato dei Servi della Carità.
Sulla sinistra, a metà chiesa, entro una nicchia delimitata da una bassa cancellata in ferro battuto e decorata con un mosaico di Torildo Conconi di Olgiate Comasco raffigurante tre cerve che si abbeverano ad un corso d’acqua, si trova il fonte battesimale rifatto nel 1956.
Ancora di Conconi sono i dipinti che si snodano sull’arcone a metà della chiesa con scene della vita di don Guanella, in cinque quadri, basati su disegni di Mario Barberis. Da sinistra a destra rappresentano:
- L’apparizione della Vergine al piccolo Luigi nel giorno della prima comunione, al Motto di Gualdera;
- Don Guanella, mentre attraversa il lago di Como, vede il paese di Pianello del Lario che diverrà la culla della sua Opera;
- Don Guanella morente a Como nell’ottobre 1915;
- Don Guanella soccorre i colpiti dal terremoto della Marsica nel gennaio 1915;
- Un vecchietto appare al piccolo Luigi a Campodolcino, nel giorno della festa patronale di San Giovanni Battista.
Allo stesso autore sono dovuti gli Angeli sulle vele della porzione di volta antistante le cappelle e il medaglione centrale con l’effigie di Don Guanella e sullo sfondo la Madonna della Provvidenza e figure angeliche, riproposto ai fedeli come esempio da imitare e santo da invocare.
Pure di Conconi sono gli Angeli alla base dell’arcone trionfale, quelli che adornano la parete absidale e l’Ultima Cena sulla volta del presbiterio.
Sulle pareti laterali del presbiterio, sopra gli accessi ai vani laterali, nel 2007 sono stati riscoperti e restaurati dodici dipinti fatti risalire alla seconda metà del secolo XVII rappresentanti Santi di cui la chiesa conserva le reliquie. Queste reliquie furono donate dal cardinale Gaspare Carpegna (vicario di Innocenzo XI) a Pietro Macolino, nativo di Fraciscio ed emigrato a Roma, il quale a sua volta le lasciò al compaesano Battista Curti e questi alla chiesa di S. Rocco nel 1682. Sulla parete sinistra si possono ammirare: Santa Emiliana martire, San Claudio martire, San Mario martire, San Cesario martire, San Eusebio martire, San Vittore martire; sulla destra San Deodato martire, San Amanzio martire, Sant’Abbondio martire, San Lucio martire, San Peregrino martire, Santa Teodora martire. Per l’attribuzione di questi dipinti sono stati fatti i nomi di Giovanni Battista Macolino il Giovane, pittore attivo negli ultimi decenni del secolo XVII o del nipote Francesco Micheroli.
Nella nicchia dietro l’altare maggiore è stata posta nel 2011 la scultura secentesca della Madonna in legno dipinto e dorato, fino ad allora conservata nella cappella di destra. Una lapide sul pavimento davanti alla nuova mensa indica la sepoltura di mons. Tomaso Trussoni, vescovo di Cosenza originario di Fraciscio.
Sul piazzale, ampliato nel 1888 per interessamento di don Pietro Buzzetti, nel 1995 fu realizzata una fontana con vasca in granito. Sul lato sinistro della chiesa, al posto di un precedente busto, nel giugno 2014 è stata collocata una statua di San Luigi Guanella in granito di San Fedelino, opera del giovane scultore francese Nicolas Viry. Il Santo è raffigurato seduto sulla roccia, ma pare pronto ad alzarsi e ad aiutare chi ha bisogno; nelle robuste mani tiene un bastone da montanaro e da pellegrino e un libro aperto ′invito alla lettura non solo della vita di don Luigi, ma anche della parte divina che è nella natura dell’uomo′.
Il campanile, che svetta sul piazzale alla sinistra della chiesa, risale al 1798. Nel restauro del 1961, venne sostituito il vecchio orologio (1879) con l’attuale, dedicato alla memoria di mons. Tomaso Trussoni, come ricorda una lapide. L’ex abitazione del parroco e il nuovo oratorio, ricavati dalla ristrutturazione del vecchio stabile addossato alla chiesa, sono stati inaugurati il 23 ottobre 1999 dal vescovo Alessandro Maggiolini. Sulla facciata della nuova canonica una lapide elenca i fondatori e i benefattori insigni della costituzione della parrocchia di Fraciscio il 6 luglio 1945. L’ex casa parrocchiale attualmente è utilizzata per gruppi giovanili.
San Rocco nel mio villaggio
Don Guanella fu sempre molto legato alla chiesa del paese natale e al suo patrono. Nel 1914, scrivendo ad un amico di Fraciscio, così si esprime: ′Mi ricordo tanto della mia giovinezza a Fraciscio e della Chiesa di San Rocco che raccoglieva tutti i nostri affetti di fede, di patria, di parentela. Vorrei potere mandare un piccolo corredo di fiori per i tre altari di S. Rocco, ma vorrei sapere anzitutto se saranno graditi. Lascino i miei sensi di adorazione al Santissimo Sacramento in questa chiesa, di devozione ai Santi della stessa′.
Nell’operetta Quarto centenario dalla traslazione del corpo di San Rocco, pubblicata nel 1885 e dedicata proprio «a voi, miei conterrieri ben amati di Fraciscio», scrive: ′Perché a noi san Rocco ci ricorda la nostra chiesa ed il nostro sacerdote. San Rocco ci rappresenta il nostro paesello, il gruppo dei nostri monti, il nostro piccolo mondo e l’affetto più caro della pietà, della fede, della pace domestica′; e anche ′San Rocco pellegrino è vita nel mio paesello Fraciscio come san Pietro apostolo in Roma è vigore per tutto il mondo cristiano. San Rocco nel mio villaggio ei riceve i pensieri della mente, gli affetti del cuore, le tenerezze della famiglia, la famigliarità del luogo natio′.Queste frasi sono riportate nelle due lapidi sulla facciata della chiesa.
E nella sua autobiografia rammenta una consuetudine di famiglia: ′Alla festa patronale di San Rocco si cuoceva una caldaia di riso per avventori ed amici e dandone un piattello ai figli si diceva: 'Oggi fate festa anche voi'. E noi eravamo contenti come pasque e ci affrettavamo poi a raccogliere legna per i falò che qua e là si sarebbero accesi in onore di San Rocco′.